Giochi dell'Oca e di percorso
(by Luigi Ciompi & Adrian Seville)
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Assalto al Castello 
Spiegazione 
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primo autore: Non indicato 
secondo autore: Marca Stella 
anno: 1925/30 
luogo: Italia-Milano 
periodo: XX secolo (? /4) 
percorso: Gioco di strategia 
materiale: carta (paper) (papier) 
dimensioni: 000X000 
stampa: Cromolitografia 
luogo acquisto: Italia-Lucca 
data acquisto: 10-02-1985
dimensioni confezione:  
numero caselle:
categoria: Militaria (guerre, armi e soldati) 
tipo di gioco: Gioco con i dadi  
editore: Marca Stella 
stampatore: Marca Stella 
proprietario: Collezione L. Ciompi 
autore delle foto: L. Ciompi 
numero di catalogo: 318 
descrizione: Gioco di strategia.
REGOLE: in basso:
"Spiegazione. Questo giuoco è diviso in cinque parti; la parte superiore ove sono i punti numerizzati rappresenta la Fortezza la quale contiene due difensori solamente, contro 24 assedianti che occupano le quattro parti inferiori. I due soldati assediati si pongono a loro piacimento su qualunque dei 9 punti numerizzati e gli assedianti sui 25 punti bianchi; questi non possono avanzare che sulle linee rosse diritte ed oblique e non devono retrocedere nè percorrere le linee nere. I due assediati possono non solamente percorrere le linee nere e rosse, diritte ed oblique, ma anche retrocedere e prendere come nel gioco della dama ciascun soldato assediante dietro il quale trovasi un punto vuoto, gli assedianti invece non possono prendere alcuno degli assediati ma li possono nel caso di loro negligenza nel prendere, soffiarli come nella dama. I due soldati assediati dovranno avere l'avvertenza di fare sempre ritorno nella loro fortezza perchè la combinazione di questo gioco consiste nel far uscire i difensori dalla fortezza ed occupare tutti i suoi posti numerizzati."

CASELLE: mute

REFERENZA 1
I giochi di assalto al castello o alla fortezza hanno per obiettivo l’acquisizione o lo sviluppo di strategie militari o comunque di affinare la capacità di risolvere problemi in maniera veloce ed efficace. Tutte le relative iconografie si rifanno ad un unico schema di tavoliere costituito da cinque moduli, tipici del gioco del tris, organizzati in forma di croce greca in cui la fortezza da difendere è costituita dal primo modulo in alto; mentre il campo di battaglia è costituito dagli altri quattro moduli.
È difficile rintracciarne l’origine, ma struttura e regolamento fanno supporre che si tratti di successive varianti di antichissimi giochi senza precisa indicazione temporale. Non mancano riferimenti a giochi medioevali del nord Europa, come il Tablut diffuso in Lapponia, l’Halatafl in Irlanda, lo Hnefatafl in Islanda. Altri studiosi pensano ad una evoluzione del gioco arabo El-Qirkat descritto nel manoscritto arabo del secolo X, Kitab el-aghani. Certo è che nel 1283 Alfonso X il Saggio, nel Libro de los juegos da lui curato, nel descrivere giochi e passatempi diffusi nel suo regno di Castiglia, cita il gioco arabo Alquerque, prototipo di quei giochi noti col nome di "De cercar la Liebre", cui, nei secoli successivi, si sono ispirati "Le Renard et les Poules", "Fox and Geese", "La volpe e le oche", "La volpe e le Galline", "Il lupo e le pecore" e simili giochi di caccia.
Gli editori milanesi Pietro e Giuseppe Vallardi, specializzati nella pubblicazione di libri e stampe d’arte, nel loro catalogo del 1824, includevano il "Nuovo Giuoco della Volpe", una incisione in rame colorata molto diffusa in quel periodo, riprodotta successivamente per decenni.
Il taglio educativo del gioco, connotazione tipica dei giochi popolari nel XIX secolo, emerge con chiarezza nella spiegazione presente nella parte inferiore del tavoliere, prima del regolamento, in cui lo inquadra storicamente e ne descrive le finalità. Vi si legge infatti:
Il Giuoco della Volpe deve la sua origine agli abitanti dell’Asia i quali l’inventarono coll’intenzione di addestrarsi nelle astuzie della guerra e di tenersi in guardia contro le sorprese di Ciro loro nemico che gli [sic] aveva soprannominati Galline per la loro inclinazione ai piaceri ed al riposo, ed i rivali suoi per vendicarsi di siffatto epiteto lo avevano nominato la Volpe (vedi esemplare Arch. N°2328).
Il tavoliere è reso gradevole dalla ricchezza di dettagli che rimandano ad un ambiente agreste abitato dagli animali protagonisti della sfida.
Uno dei primi esemplari in cui si cerca di inserire espliciti riferimenti militari nell’innocuo ambiente rurale dei giochi di caccia è costituito certamente dal "Jogo do Assalto" conservato nel museo di Angra do Heroismo, città portoghese situata nella regione autonoma delle Azzorre, sull’isola Terceira. Il gioco è la riproduzione, curata dalla direzione del museo (MAH), del disegno acquerellato intitolato "Isto hé un Assalto", creato dal politico e militare João Francisco de Oliveira Bastos nel 1829, durante la guerra civile portoghese (1828-1834). La guerra, conosciuta anche come “Guerra dei due fratelli”, vedeva contrapposti per la successione al trono il primogenito del defunto re Giovanni VI, Pietro I del Brasile, di ispirazione liberale e favorevole alla concessione di una costituzione, appoggiato dalla Francia e dall’Inghilterra, ed il fratello Michele, di ispirazione assolutista e tradizionalista, appoggiato dalla Spagna, dall’Austria e dalla Chiesa cattolica. Oliveira Bastos, difensore degli ideali liberali, fu fatto prigioniero e nel mese di agosto del 1829 fu rinchiuso nella fortezza di “São Julião da Barra” a Lisbona, dove rimase fino al 1833, quando le truppe liberali entrarono a Lisbona.
L’acquerello riproduce in modo essenziale il classico gioco di caccia in cui il primo modulo superiore è fortificato agli spigoli da quattro bastioni, simbolo del forte di San Giuliano collocato sulla riva destra del fiume Tago, da sempre considerato il più importante baluardo difensivo del Portogallo e dove l’autore era rinchiuso. Il gioco è inserito in un ambiente ancora campagnolo (presenza di numerosi alberi e due casette) in cui spicca un solo soldato, sineddoche simbolica dell’esercito liberale cui spetta il ruolo di conquistare la fortezza.
Tra la fine dell’Ottocento ed i primi anni del Novecento, però, le decorazioni naturalistiche hanno ceduto il posto a rappresentazioni grafiche, talvolta anche accurate, riconducibili ai principali avvenimenti militari o coloniali delle potenze europee.
In Francia, la affermata “Imagerie d’Épinal” di Charles Pellerin, litografo ed editore, verso il 1890 aveva messo in commercio una cromolitografia dal titolo "Jeu du Siége de Sébastopol", un gioco di strategia militare che, secondo Franco Milanesi, si è diffuso in India durante la dominazione inglese. I due giocatori assediati nella fortezza del primo modulo si difendono dall’assalto di 24 attaccanti distribuiti negli altri moduli. Lo scenario di guerra è realisticamente rappresentato dall’organizzato esercito inglese che, al comando di esperti ufficiali, bombarda la fortezza o si espone allo scontro corpo a corpo, replicando l’epica conquista alleata del forte di Malakoff a conclusione dell’assedio di Sebastopoli in Crimea nel 1855.
Un altro gioco d’assalto, ma senza titolo, è presente nel panorama editoriale ludico a cavallo dei due secoli. È una cromolitografia dell’editore parigino Charles Watilliaux presente a Parigi dal 1874 al 1908 e specializzato in giochi di società, di percorso, di rompicapo, di pazienza. Il campo di gioco è inserito in una concitata guerra. La scenografia riporta a quella di Crimea e rappresenta una flotta che attacca la fortezza dal porto con gli alleati che avanzano da destra ed i Turchi che da sinistra si scontrano frontalmente con i nemici. Lo stesso gioco è stato riproposto con diverso logo dagli editori Revenaz e Tabernat dopo aver acquisito l’azienda di Watilliaux.
L’editore Mauclair-Dacier, esperto in giochi di società, scientifici ed istruttivi, attivo a Parigi tra il 1891 ed il 1930, intorno al 1900 pubblicava un gioco d’assalto, senza titolo, ma facilmente riconducibile alla spedizione coloniale francese del 1895-96 in Madagascar. L’autore Ludovic contestualizza il gioco in una cruenta scena d’assalto del 200° reggimento “Madagascar”, come si legge nella bandiera retta da un alfiere all’attacco, costituito da 550 volontari, che, a causa di gravi malattie e febbri, fu completamente decimato.
Anche nella editoria popolare spagnola di giochi e di immagini si è fatta sentire l’influenza artistica delle stamperie francesi di Épinal, in particolare di Pellerin. Già verso la fine del secolo, infatti, a Barcellona operava la “Estamperia económica Paluzie” che al numero 925 del catalogo presentava il suo Juego del Asalto. Il tavoliere presenta il terreno del gioco inserito in due scene della “Prima Guerra del Rif” (1893-94) combattuta tra la Spagna che si apriva alla colonizzazione del Marocco e le tribù montane del nord marocchino: l’artiglieria e la cavalleria spagnola, da destra, attaccano e respingono rovinosamente i guerriglieri berberi, riconoscibili dal caratteristico fez rosso in testa, mentre difendono il loro territorio.
(Antonio Negro)


bibliografia: 1) ANONIMO: "I giuochi con i dadi", Libreria Editrice Fiorentina 1978.
2) GIANNUZZI, Cosimo - NEGRO, Antonio - D'AURELIO, Vincenzo: "Viaggio nei Giochi dell'Oca e di Percorso. Geografia, Storia, Araldica." Edizioni Grifo, pag. 163, Lecce 2022.

 
 
   
 
   
 
   

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