Giochi dell'Oca e di percorso (by Luigi Ciompi & Adrian Seville)

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Vero (Il) e garantito Giuoco dell'Oca 800&900
Facciamo 850 e non se ne parli più...Dove ci mancheranno forse molti numeri come del resto ci mancano ai Signori Artisti ai quali è dedicato il presente divertentissimo Passatempo per famiglie

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	primo autore:	Non indicato
	secondo autore:	Bisi Carlo
	anno:	1933/4
	luogo:	Italia-Milano
	periodo:	XX secolo (1°-2°/4)
	percorso:	Percorso di 25 caselle non numerate
	materiale:	carta (paper) (papier)
	dimensioni:	185X275
	stampa:	Stampa tipografica
	luogo acquisto:	Italia-Milano
	data acquisto:	27-01-1998
	dimensioni confezione:	inserto di rivista
	numero caselle:	25
	categoria:	Letteratura scritta e disegnata, Belle Arti
	tipo di gioco:	Gioco di percorso
	editore:	Non indicato
	stampatore:	Non indicato
	proprietario:	Collezione L. Ciompi
	autore delle foto:	L. Ciompi
	numero di catalogo:	291
	descrizione:	Gioco di 25 caselle non numerate, spirale, antiorario, centripeto, contenuto all'interno di rivista sconosciuta e non databile. In basso a sinistra firma BISI (Carlo Bisi). REGOLE: non riportate sul tavoliere. CASELLE: non numerate, con didascalia. Cas. 1): Questo giuoco è composto di 800&900 e ci pare che basti per fare una bella confusione. Cas. 2): Impara l'arte e mettila da parte. E' forse meglio imparare il Giuoco dell'oca. Cas. 3): Chi non capisce un quadro 900 lo volta a rovescio e ce ne capisce di più. Cas. 4): Chi trova un'oca 800 prima la copia e poi la mangia. Cas. 5): Chi trova un'oca 900 potrà anche mangiarla ma digerirla no. Cas. 6): Il pittore che trova il corniciaio fa un passo indietro ma non paga doppio e non paga neanche la fattura. Cas. 7): Quello che va all'osteria vuol dire che ha trovato un cliente. Cas. 8): Quello invece che non l'ha trovato va alla fontana. Cas. 9): Chi acquista i quadri alle aste può andare indifferentemente al... Cas. 10): 33 Gran Bazar, dove è sicuro di trovare gli stessi articoli. Cas. 11): Chi trova il proprio nome sul giornale pensa bene dei critici... Cas. 12): Chi non lo trova...pensate voi cosa pensa. Cas. 13): Chi vuol mettere d'accordo l'800 col 900 trova una gatta da pelare. Cas. 14): Il pittore che trova i dadi può mettersi a giuocare: meglio così che dipingere. Cas. 15): 7 Chi non vende va al 7 di via Monte di pietà. Cas. 16): ESPOSIZIONE Chi va a vedere una mostra non ci ritorna una seconda volta. Cas. 17): Si paga il convenuto quando si trovano le bollette del gas, quelle dell'esattoria e il padrone di casa col muso duro. Cas. 18): Chi s'imbatte in un quadro 900 retrocede di 3 passi e diventa passatista Cas. 19): Il pittore che non vende... Cas. 20): ...salta il pasto... Cas. 21): ...e va a fare una passeggiata Cas. 22): Chi trova una modella 800 prima la copia e poi stia attento a non doverla sposare. Cas. 23): Chi va a farsi fare un ritratto oggi paga il pittore purchè non glielo mandi a casa. Cas. 24): Il pittore che va al 90 vi aggiunge uno zero e diventa del... Cas. 25): 900
	bibliografia:	1) BARDAZZI, Francesca: "Sor Pampurio da Brescello. Carlo Bisi, maestro di umorismo. In "Charta" Anno 18, n°103 maggio-giugno 2009.
		Carlo Bisi (1890-1982)
		Nato a Brescello (Reggio Emilia) il 18 dicembre 1890, conseguirà il diploma d'abilitazione all'insegnamento del disegno nel 1910, presso l'Accademia di Belle Arti di Parma. Qui in mostra lo vediamo sin dagli inizi della sua intensa attività, nel 1911, quando disegna le vignette satiriche per le riviste di Parma "La Doccia" e "La Puntura", dove le caricature dei personaggi, disposte in modo asimmetrico, sono volontariamente riconoscibili. Nel 1918 lo vediamo al lavoro sulle riviste nazionali "Numero" e "Il giornale del Soldato": due registri diametralmente opposti lo caratterizzano in questi lavori. "Numero" è una rivista rivolta ad un pubblico borghese e le vignette sono qui destinate alle pagine interne: quindi egli adotta quello stile Liberty-Jugend dei suoi esordi (significativo è il "Senza titolo" che rappresenta Pallade Athena, simbolo della Secessione Viennese), che ha modo di conoscere a scuola e in cui il tratto semplificato e la rarefazione indicano un suo personale adattamento allo stile. A fianco delle vignette, lunghe didascalie sono un'altra prova della sua attenzione al pubblico destinatario, che ha tempo per leggerle e la cultura necessaria per capirle. Al popolo analfabeta invece è rivolto "Il Giornale del Soldato" e le vignette sono pensate per la copertina: lo stile realista è allora il più adatto per essere immediatamente compreso e per trasmettere i valori che vengono consigliati al popolo in nome della patria: lavorare intensamente e sacrificare gli affetti ("Per la vittoria: il Sacrificio degli affetti"). Figure riprese dal basso indicano la volontà di mitizzare un popolo utile alla causa. La grande abilità dell'autore è provata dai tanti schizzi che egli fa prima di giungere al lavoro compiuto, tanti particolari delle immagini fatti per essere montati e smontati, a seconda dell'uso: in mostra abbiamo le fasi di preparazione de "Per la vittoria: il lavoro intenso" e de "Per la vittorio: il Sacrificio degli affetti", prove di questo suo lavoro di collage. A guerra conclusa, interessante è la sua cura nel ritrarre noi e gli alleati vittoriosi con il tratto realista che riproduce uno sguardo lieto simile ad un santino ("Nostre per sempre") mentre con il tratto deformante, tipico dei loro stessi artisti, gli avversari perdenti austriaci e tedeschi ("Il Conrad e il Kromprinz"). Ancora vignette per "Il Giornale di Tutti" e per "Il Giornale del Soldato", ma ora siamo nel 1919 e la situazione è diversa: la guerra è finita e non c'è più bisogno di spronare il popolo, così il realismo precedente si trasforma in uno stile Decò destinato a colpire le tre nuove direttrici della società: il bolscevismo, la borghesia arricchita e gli scioperi. Coloro che prima erano ritratti come titani dalla forza immane, ora sono visti come fantocci in balia dei partiti. Uno stile pupazzettato, memore del lavoro che Carlo Bisi sta già compiendo sul "Corriere dei Piccoli", dal 1916, accompagna queste nuove produzioni. Nel 1922 va a Milano, tappa per lui molto importante, dove svolge anche attività di pittore ed incisore, testimoniata dalla regolare presenza alle principali rassegne artistiche nazionali, come le Biennali veneziane, le Quadriennali romane, i Premi Marzotto. Nel 1934 vince il concorso per la sezione manifesti all Biennale di Venezia e, nello stesso anno, il premio Ricci per il paesaggio. Nel 1937 espone alcune opere alla Mostra Universale di Parigi. In quegli stessi anni svolge anche un'intensa attività d'illustratore, collaborando a diverse riviste, oltre ai già citati "Numero" e "Il Giornale del Soldato", come "Satana-Beffa" (1919), "Il Giornalino della Domenica" (1926), "Guerin Meschino" (1925), "La Domenica dei fanciulli", "La Domenica del Corriere" (1928) e altre. Nel 1926 nasce per sua mano il Sor Pampurio e nel 1932 illustrerà i volumi per ragazzi di Mario Buzzichini "Tompusse e le bestie", "Tompusse e i mestieri" e "Tompusse e il romano antico". Altre vignette umoristiche della fine degli anni Trenta, dimostrano i suoi riferimenti alla grafica del secondo Futurismo, con linee dinamiche che richiamano alla velocità: in mostra abbiamo "Le nostre bestie", "Il vigile tifoso apprende i risultati della partita di calcio" e "Il corteo nuziale e le lunghe soste ai semafori". Sempre del 1938, sono le vignette per il "Guerin Meschino" che raccontano stralci di vita quotidiana e situazioni ridicole, alle volte con personaggi stranieri, ma in modo simpatico e non aggressivo ("Il senso degli affari"). Concludono il percorso dell'autore, datati metà degli anni Venti, i "Teatri dei burattini": scenografie colorate e ancora debitrici della satira umoristica. Cinque cartoncini a tempera, in cui uno ha come sfondo la città di Milano e un altro ha un'iconografia medievale. Un personaggio poliedrico debitore alla città di Parma per i suoi insegnamenti e per i suoi incontri culturali nei Caffè, in cui ebbe modo di conoscere, tra gli altri, Giovannino Guareschi, vivrà un'intensa attività fino al 1975 circa. Muore a Reggio Emilia nel 1982. Elisabetta Bertorelli (marzo 2004)

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