Giochi dell'Oca e di percorso
(by Luigi Ciompi & Adrian Seville)
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"Il gioco dell'oca"
Autore: Milanesi Franco 
La ricerca storica e antropologica ha evidenziato il ruolo significativo svolto dalle diverse forme di attività ludica nella storia umana. Come testimoniano vari reperti (tavole, iscrizioni, memorialistica, documenti), non esiste cultura o civiltà che non si sia espressa attraverso le infinite forme del gioco: a due o di gruppo, competitivi o di semplice abilità, di intelligenza, astuzia, fortuna, con l'utilizzo dei più svariati materiali, per bambini o per individui con capacità logiche complesse. Da sempre dunque le vicende dell' homo sapiens e dell'homo ludens si sono sovrapposte e intrecciate. I giochi che utilizzano un tavoliere come supporto sono tra i più antichi e diffusi. Ogni volta che giochiamo a scacchi, che posiamo le pedine del backgammon, che tiriamo i dadi per far correre la nostra pedina su un percorso, ripetiamo un gesto antico, che ha attraversato, nella sostanziale immutabilità del suo significato, epoche e ambienti storici diversissimi. I vari giochi da tavoliere possono essere catalogati sulla base della finalità e delle modalità di svolgimento. Vi sono giochi strategici e di abilità, come gli scacchi, o il Go, citato in Cina in un documento del VII secolo a.C., o il Master Mind in cui il caso non svolge alcun ruolo; altri in cui abilità e fortuna si supportano e si confondono, è il caso del Backgammon o del recentissimo Risiko. Infine vi sono giochi che si configurano per il peso esclusivo dell'azzardo, dell'alea, della sorte. Il gioco dell'oca appartiene a quest'ultima categoria. La sua storia è la storia dell' archetipo di tutti i giochi di percorso e delle sue infinite trasfigurazioni. La struttura del gioco dell'oca è di assoluta semplicità. Vi è un percorso a spirale suddiviso in caselle, solitamente 63, ma si trovano giochi con 80, 90, 100 caselle. Nelle sua forma tradizionale, oltre a tredici caselle recanti il simbolo dell'oca, che raddoppiano il punteggio, vi sono figure simboliche collegate a premi e punizioni. Il ponte, al numero 6, mantiene nella storia del gioco una forte ambivalenza: secondo alcune regole conduce direttamente al 12 in altri casi fa arretrare la pedina fino alla linea di partenza. Al 19, l'albergo, luogo di attesa, la pedina si ferma per due giri di dadi. E poi il pozzo (31), il labirinto (42), la prigione (52), ostacoli di un cammino difficile, irto di tranelli e di insidie sempre più fitte quanto più ci si avvicina alla meta. Evitata l'ultima mortale sosta (la morte attende alla casella 58, e comporta il ritorno all'inizio o in alcuni casi, più coerentemente, la definitiva esclusione dal gioco) si è infine in prossimità del traguardo che dev'essere raggiunto con precisione, pena un inquieto girovagare, mentre gli avversari recuperano terreno. Un gioco di tale essenzialità, semplicità e, verrebbe da dire, banalità, poteva essere destinato a breve vita, ad una sopravvivenza ai margini di un universo che, fin dall'antichità, ha creato occasioni assai ricche e complesse per mettere "in gioco" le capacità, l'inventiva, l'abilità, la fortuna, l'azzardo economico dei giocatori. Invece il gioco dell'oca ha avuto una vita lunga (quattro secoli sono attestati con certezza), una straordinaria diffusione a livello geografico e sopratutto una ineguagliata varietà di forme. E ciò, probabilmente, grazie proprio alla originale miscela di semplicità, duttilità, economicità e potenzialità competitive che ha saputo offrire a milioni di giocatori. Come per ogni tradizione che si rispetti, all'origine strettamente storica, sorretta da documenti e testimonianze, si affianca l'ipotesi di un'insorgenza mitica. Si dice che il gioco sia stato inventato dalle truppe greche accampate sotto le mura di Troia. Un passatempo dunque, per rompere la monotonia di un lungo assedio. I soldati avrebbero riprodotto con il tipico tracciato a spirale la struttura delle mura della città. Del gioco si perde poi ogni traccia. Il nome del gioco, in inglese, è registrato per la prima volta nel 1597 a Londra; si ritrova nel 1612 in Francia e di poco successiva è la prima tavola a noi pervenuta, databile 1640-1650, pubblicata a Venezia da Carlo Coriolani. E' assai probabile che il gioco sia nato in ambiente italiano, attorno al 1580 (un inventario senese che catalogava più di cento giochi del 1572 non ne fa alcuna menzione) e che Francesco de' Medici l'abbia inviato a Filippo II di Spagna. Un'origine italiana dunque per un gioco che varca rapidamente le frontiere e si impone in tutta Europa: Francia e Italia innanzitutto, ma anche Spagna, Germania, Inghilterra. Già nel '600 alla più tradizionale struttura con caselle vuote, simboli fissi e oche, si affianca un raffinato gioco di variazione sul tema. In sintonia con lo spirito del tempo e con l'origine aristocratica prevalgono i "percorsi" con tematiche militari, blasoni, storie dinastiche, vicende religiose. Tra i più celebri, il gioco che celebra la guerra e la pace tra spagnoli e francesi. Pubblicato nel 1661, è composto da una serie di disegni ovali suddivisi in due parti, all'interno delle quali vi sono sobri disegni che illustrano la collocazione delle truppe dei due schieramenti, anno dopo anno. Sempre nel XVII secolo appaiono in Italia, accompagnati da una notevole diffusione, i giochi di Mitelli, trentuno complessivi di cui quattro giochi di percorso tradizionali. Gli esemplari dell'incisore bolognese, con la raffigurazioni di tematiche popolari, sono di eccezionale interesse documentario e valore artistico. Nel '700 si accentuano ancora le variazioni nel contenuto mentre le tecniche si affinano, dal legno, al metallo, alle matrici litografiche. Alle tavole grezze, dipinte grossolanalmente a mano, si affiancano vere e proprie stampe d'arte che associano il piacere del gioco a quello della vista. E' la Francia a dominare il campo per la qualità e la quantità di tavole. Emerge in molti casi un chiaro intento didattico e didascalico e il gioco comincia a veicolare sempre più espliciti significati politici, morali, ideologici che rendono più complessa la sua funzione. Ecco un Gioco delle Nozze dove si lodano le virtù matrimoniali e dove le caselle della presunzione, del capriccio o dell'infedeltà comportano pagamenti, penalità, arresti della corsa. Oppure un percorso per imparare la musica, splendidamente disegnato da un professore di solfeggio. Numerosi ancora i giochi storici e militari cadenzati lungo le tappe della storia nazionale. Inevitabili e "controversi" per la Francia quelli dedicati alla Rivoluzione francese e a Napoleone, quasi sempre apologetici, lodativi, spesso con didascalie programmatiche (jeu du grand-homme). Durante la Restaurazione verranno emanate leggi duramente restrittive nei confronti dei giochi dell'oca in odor di giacobinismo o di simpatie bonapartiste. Sarà sufficiente l'effige dell'aquila imperiale per bloccarne la pubblicazione. L'800 è il secolo della più massiccia e capillare diffusione del gioco dell'oca. In Italia e Francia esso moltiplica la varietà delle sue forme registrando e rispecchiando con precisione e penetrazione gli eventi e lo spirito del tempo. Un gioco francese, Jeu fin de siècle, coloratissimo, su uno sfondo solare, evidenzia in ogni casella le grandi invenzioni dell'umanità. Gli ingenui disegni cadenzano, in una sorta di ottimistico calendario positivista, il percorso simbolico dell'umanità verso l'indefinito progresso. Ma si avvertono anche i differenti segnali che porteranno alla catastrofe, e il gioco prontamente li segnala. I casi di stretta attualità politica offrono spunti per i disegnatori. In Francia, a fine secolo, appare un gioco de l'Affaire Dreyfus et de la vérité, esplicitamente innocentista. In Italia viene diffuso nel 1916 Il giuoco dell'aquila, che dopo una girandola di insulti e di assai grevi vignette contro il nemico austriaco esplicita la propria funzione nazional-patriottica: "i soldi che nel giuoco hai guadagnati versali per la lana dei soldati". In Gran Bretagna l'Air Raid Precaution stampa un colorato percorso per sollecitare l'uso delle maschere antigas durante le incursioni aeree. Nel secolo delle guerre mondiali, dei totalitarismi e della società di massa vi è una chiara insistenza nei giochi dell'oca su tematiche di tipo politico. Durante il ventennio fascista in Italia, per esempio, sono incalcolabili le tavole che hanno come soggetto piccoli balilla protagonisti di gloriose vicende o dove il percorso si snoda lungo i territori delle conquiste coloniali (l'Abissinia, L'Etiopia, l'Eritrea). Ma il frequente ricorso a tematiche politiche e a finalità pedagogiche non rallenta certo la produzione di giochi più "classici", molti dei quali rappresentano trasfigurazioni di percorsi naturali. La Svizzera sembra specializzarsi in giochi che riproducono passeggiate o escursioni turistiche attraverso i cantoni e le città. Frequenti, in ogni paese, le tavole con corse di macchine, cavalli, gite o gare di biciclette. In Italia vi sono non meno di quattro differenti Giuochi del tramway che documentano con precisione le trasformazioni tecniche del mezzo. Ma soprattutto un numero indefinibile di Giri del mondo, occasione di 'ripasso' geografico ma anche vero e proprio percorso esistenziale. Disegnate spesso in modo rozzo, fortemente colorate, queste tavole, in vendita a pochi soldi presso i giornalai, segnalano una diffusione ampia, un "consumo" rapido e diffuso di un gioco che coinvolge utenti di strati sociali, età, istruzione assai variabili. Di fatto il gioco dell'oca rappresenta l'alternativa più semplice e a buon mercato, come gioco "da tavolo", alle carte. Nel secondo dopoguerra il dominio di motivi eterogenei (politici, occasionali, pubblicitari), rispetto alle finalità originali e naturali del gioco, è chiaro sintomo di una crisi inarrestabile. In Italia il clima di guerra fredda produce alcune fantasiose tavole come Il giuoco dell'oca del vero italiano, o Il gioco dell'Europa Unita in cui le caselle con penalità sono indicate da simboli con la falce e il martello, mentre quelle che consentono un più rapido avanzamento recano disegnini con navi cariche di aiuti americani. Il grande Jacovitti firmerà alcuni divertenti giochi a sfondo politico-propagandistico. Lentamente soppiantato negli anni Cinquanta, poi quasi sommerso da un'invasione di nuove forme e modalità di gioco, fino alla rivoluzionaria novità del supporto elettronico, il gioco dell'oca scompare quasi del tutto negli anni settanta e ottanta per ricomparire oggi, raramente, quasi liberato da incombenze ludiche, come supporto di occasioni pubblicitarie, turistiche, politiche: dalla Val d'Aosta, alla Lega Padana, dai ristoranti milanesi alla palermitana Sellerio che propone un Giro del Mondo in ottanta libri. Certo, alcuni grandi successi come Monopoli e Risiko possono essere considerati l'ennesima variazione del modello del gioco di percorso inaugurato con il gioco dell'oca. Ma forse la sua rivincita e al tempo stesso la spiegazione del suo storico successo, è proprio nella conservazione elettronica del percorso come struttura essenziale del gioco. La presenza di una meta finale, le fasi di passaggio, lo spostamento di un personaggio lungo un percorso accidentato, seminato di tranelli e premi, sopravvive, nella sua ultima metamorfosi, nelle sfide elettroniche al computer, segno della eccezionale valenza simbolica della spirale di percorso, del labirinto. Tentare di fornire una spiegazione della longevità del gioco dell'oca significa addentrarsi nella complessa sostanza delle sue funzioni, al tempo stesso ludiche e simboliche. Certo la stessa semplicità di struttura, la facilità di spostamento e di uso, l'estrema giocabilità, non ultima l'economicità (molti giochi italiani si riducevano a un foglio di carta sottile, acquistabile in cartoleria o dal giornalaio, da incollare su cartoncino) ne hanno fatto uno strumento di rara duttilità e praticità. E' assolutamente incalcolabile la quantità di giochi stampati e la varietà dei disegni delle tavole. Ma è probabilmente la forte carica simbolica dei tavolieri strutturati come successione numerata di caselle verso una meta conclusiva a fornire la più plausibile spiegazione del successo e del fascino del gioco. La forma spiraloide, labirintica, rappresenta nell'immaginario umano, l'archetipo del percorso della vita. L'esistenza umana è infatti raffigurabile metaforicamente come un percorso cadenzato da momenti di felicità e di dolore (i premi e le punizioni), con passaggi rituali, pericoli, con mete transitorie e finali. Un percorso in cui il caso, l'azzardo, l'aleatorietà (il tiro con i dadi...) tracciano la direzione essenziale della vita. Ogni tiro di dadi è, in fondo, una sfida al destino e una sua offerta.

Oggetto di collezionismo
Oggi le tavole di giochi dell'oca sono diventate apprezzabile oggetto collezionistico. I motivi di interesse sono ovviamente molteplici. Innanzi tutto la bellezza delle tavole. Nel XVIII e XIX secolo alcuni giochi si configurano come vere e proprie stampe d'arte, curate con grande attenzione nel tratto e nella colorazione. Ma anche tavole a carattere più popolare, figurate con un tratto più semplice, portano con sé elementi di estrema piacevolezza e originalità grafica. Le tecniche di stampa utilizzate vanno dalla litografia, alla xilografia, dall'incisione su rame (per alcune eccezionali tavole ottocentesche) alla riproduzione fotografica. Molto quindi possiamo ricavare per l'analisi degli stilemi del disegno popolare e della stampa. Non certo minore è l'interesse documentario. Osservare oggi una tavola pensata e disegnata in uno specifico periodo significa analizzare un documento che può restituirci, a diversi livelli, il clima di un'epoca. Non solo, ovviamente, rispetto alle forme e alle modalità del gioco. Interessante è l'analisi dell'inesausto sforzo espressivo e comunicativo dell'uomo, oggettivato nella estrema varietà di disegni, pecorsi, nei premi e nei tranelli sempre differenti. Una tavola può restituirci con estrema ricchezza e immediatezza lo "spirito" sociale, politico, culturale del tempo. Nonostante questi e altri possibili motivi di interesse il collezionismo di vecchi giochi di percorso ha ancora in Italia un numero piuttosto limitato di appassionati. La Francia e l'Inghilterra e la Svizzera sono invece più attente alla conservazione dei giochi, alla loro catalogazione e, soprattutto in Francia, al loro uso come fonte documentaria. Ed è in questo paese che sono apparsi i testi di maggior valore sui giochi dell'oca. Negli Stati Uniti si tende a far rientrare i giochi di percorso nella più ampia categoria dei giochi da tavolo. La tavole americane pubblicate a fine ottocento e nei primi anni di questo secolo sono spesso di grande piacevolezza grafica, ma la loro reperibilità è, in Europa, assai difficile.

Conservazione e reperibilità
Il collezionismo dei giochi ha un naturale esito decorativo. Molti collezionisti inquadrano i giochi e li espongono. In tal caso, come per stampe o disegni antichi è d'obbligo l'attenzione a non sottoporli a "stressanti" bagni di sole che ne sbiadirebbero irrimediabilmente i colori. La conservazione è comunque semplice e una buona soluzione è rappresentata dai raccoglitori a fogli trasparenti. Piccoli interventi di restauro, con materiale per grafici, non richiedono competenze specifiche. Il vero problema è oggi la reperibilità. Come per molti oggetti collezionistici, la quantità e qualità di giochi presenti sul mercato si è rapidamente ridotta. I luoghi privilegiati di ricerca continuano a essere i mercatini, i banchetti con stampe, disegni, materiale cartaceo. Ma presso questi venditori le ricerche possono essere infruttuose. Il diffusissimo "giuoco del calcio" che fino a poco fa si trovava praticamente ovunque, per l'altissima diffusione che aveva avuto, ha raggiunto oggi prezzi piuttosto elevati. Ultimamente sempre più numerose librerie antiquarie, attente all'andamento dei mercati e alla pressione della domanda, propongono giochi di percorso. I prezzi sono variabilissimi, dalle 30-40 mila lire si può arrivare a sfiorare il milione e in alcuni cataloghi sono recentemente apparse stampe settecentesche a prezzi elevatissimi. Come tutte le collezioni che si rispettino anche per il raccoglitore di giochi è possibile imbattersi in qualche "bufala". Difficilmente in Italia e per i giochi italiani. Ma bisogna fare attenzione alle ottime riproduzioni di giochi francesi. Alcune matrici di Epinal, di solito dei primi anni del Novecento, sono state rifatte. Diffidate quando trovate sei o sette fogli identici, perfettamente conservati, in diversi banchetti. All'estero, soprattutto in Olanda è poi facile imbattersi in riproduzioni perfette di bellissimi giochi d'epoca. Niente di male se fossero vendute (all'opportuno prezzo) come tali, poiché la riproduzione non attenua certo il piacere visivo. Ma l'incauto acquirente potrebbe sborsare mezzo milione per un riproduzione, privata della sua irraggiungibile "aura" di autenticità.
 

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