Giochi dell'Oca e di percorso
(by Luigi Ciompi & Adrian Seville)
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"Immagini e immaginario popolare nei giochi dell'oca e di percorso"
Autore: Milanesi Franco 
I giochi dell'oca e di percorso hanno conservato nella loro lunga storia dal XVI secolo ad oggi una sostanziale identità nella struttura e nelle regole di gioco. Su questo "tema" comune la creatività umana ha intessuto un numero quasi infinito di variazioni. Considerando le scelte grafiche, stilistiche, tematiche, gli usi pubblicitari e propagandistici come il risultato e lo specchio di un preciso ambiente sociale e culturale, possiamo analizzare le metamorfosi di questo gioco come un'opportunità per ripercorrere una parte delle vicende della nostra civiltà dalla particolare angolazione della cultura ludica e materiale.Si può affermare che, fin dalle sue origini, il gioco dell'oca ha svolto sostanzialmente tre funzioni: quella strettamente connessa al gioco, la semplice "corsa" delle pedine per superare gli avversari e raggiungere la meta finale; quella dell'azzardo attraverso le puntate di denaro; quella pubblicitaria e propagandistica sfruttata attraverso le ampie potenzialità iconografiche delle tavole disegnate. Queste finalità si sono quasi sempre sovrapposte, intrecciate in modo inconfondibile, sia nelle intenzioni dei creatori e dei disegnatori sia nell'uso da parte del pubblico. A differenza di altri tavolieri con simile struttura come il gioco della barca o quello della civetta, il gioco dell'oca non prevede esplicitamente l'uso di denari, puntare, scommesse. Ma l'istinto a trasformare l'azzardo di un tiro di dadi in possibilità di vincita o perdita pecuniaria sembra essere stato assai forte fin dalle origini. Come ogni gioco dei dadi sarà così subito messo "sotto controllo" dall'attività legislatrice negli stati europei. Il 27 giugno 1588 durante il pontificato di Sisto V fu emanato un bando che proibiva il gioco dei dadi istituendo anche la tassa di bollo sulle carte da gioca. L'introito della gabella sarebbe andato per opere pie. Sforzo di controllo, di repressione, di limitazione (in alcune norme si fissavano i limiti delle somme in denaro da puntare) tanto imponente quanto vano. Donne e soprattutto uomini continueranno beatamente a giocare, azzardare, vincere, perdere in appartamenti privati, casini, osterie. Quest'uso, spesso considerato illegale, appare oggi più innocente e certo più giustificabile, nella sua sostanza assolutamente ludica, delle funzioni propagandistiche e politiche che il gioco ha spesso svolto nella storia.









 

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